Valutazione dipinto “San Giuseppe con il Bambino”
Valutazione dipinto – Il dipinto oggetto della presente perizia è un olio su tela di cm 72,3 x 56,7 avente come soggetto San Giuseppe con in braccio Gesù Bambino. La composizione è ambientata in uno scenario naturale montano al centro di una valletta con profilo a V, i versanti, profondamente in ombra, sono punteggiati dalle rade chiome di alberi. Il cielo, parzialmente nuvoloso, è dominato da tenui toni azzurri. Il santo è avvolto da un manto giallo con vaporosi panneggi, che lascia intravedere un camicione scuro aperto sul petto glabro. Il volto, sovrastato da una sottile aureola dorata, è aderente all’iconografia classica, capelli corti bianchi e ondulati, barba e baffi folti e anch’essi in incipiente canizie. Il Bambino, dall’incarnato roseo e dalle forme paffute, grandi occhi cerulei e capelli biondi radi, è sostenuto dalle braccia e dalle mani di San Giuseppe.
Il quadro oggetto di indagine appare mancante, rispetto all’archetipo ambrosiano di riferimento, della parte inferiore ma, dall’analisi ottica del bordo non si evincono riduzioni nette che potrebbero far pensare ad un taglio ab antiquo. Inoltre la presenza della cornice lignea intagliata coeva, perfettamente calzante, purtroppo perduta, depone a favore di un’edizione autoctona e completa del soggetto.
Il dipinto in esame prima del recente restauro e con la cornice seicentesca, coeva
( foto 1)
Il quadro risulta essere una versione del tema del San Giuseppe con in braccio Gesù Bambino, molto simile a quella oggi conservata presso il Museo Diocesano del Palazzo Arcivescovile di Milano, della quale si propone qui un’immagine di confronto e opera di sicura mano del grande pittore bolognese del Seicento Guido Reni (1575 – 1642) eseguita con ogni probabilità fra il 1636 e il 1637 (foto 2).
L’archetipo ambrosiano si differenzia dal nostro per le misure (cm. 125 x 83), per il manto arancione, la mancanza di aureola e di vegetazione sul declivio di destra.
Foto 2
Da questo dipinto venne tratto un disegno a carboncino (foto 3) con rialzi di biacca su carta azzurrina filigranata, eseguito pochi anni dopo, di cm. 23 x cm. 17,6, riportante in basso a sinistra la firma guido rheni e sul retro l’iscrizione Guido rheni. Le tableau/est à Milan.
Passato nel 1986 ad un’asta Sotheby’s a Londra, è stato aggiudicato ad un’asta della Minerva Auctions il 28 novembre 2017 (asta 144 – 145, lotto 6845), con l’attribuzione dubitativa a Simone Cantarini.
Scuola di Guido Reni, attr. Simone Cantarini, disegno a carboncino e colpi di biacca su carta azzurra filigranata, cm. 23 x cm. 17, 6 – mercato dell’arte (foto 3)
Indagine condotta su altri dipinti
Un’indagine condotta su altri dipinti direttamente collegati all’archetipo reniano ci ha portato ad individuare altre opere fortemente somiglianti e che si differenziano solo per dimensioni e variazioni cromatiche e di dettaglio, ma in special modo la nostra attenzione si è concentrata
Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo – Venezia – Altare di San Giuseppe – San Giuseppe e Gesù Bambino – scuola di Guido Reni (1640 circa) (foto 4)
Sulla replica seicentesca (foto 4) (cm. 120 x. 80) , molto fedele all’opera periziata e conservata nella navata di sinistra della basilica veneziana dei Santi Giovanni e Paolo, sull’altare di San Giuseppe, all’interno di una cornice rinascimentale in marmo rosso con tarsie a mezzaluna e circolari in marmo grigio: dal confronto qui proposto spiccano le dimensioni maggiori della versione veneziana, rispetto al quadro in perizia; hanno entrambi l’aureola, ma il nostro mostra un’inclinazione più naturale della testa del Bambino, appoggiata sull’avambraccio destro di San Giuseppe, sì da deformare in modo realistico il manto. Il volto del Santo è nel nostro quadro maggiormente espressivo, il gioco di luci e ombre accentua il chiaroscuro su metà del viso e del collo, fino al petto. La tecnica esecutiva dell’opera oggetto della nostra perizia è oltremodo raffinata, con l’uso di colpi di biacca nella capigliatura del san Giuseppe. Anche la sottolineatura calligrafica delle sopracciglia esalta il verismo dell’immagine, completato dalla plasticità fluida e quasi scultorea delle pieghe del manto.
A completamento delle puntuali indagini peritali si propongono qui inoltre altre due tele simili al nostro quadro e custodite una alla Pinacoteca Comunale di Faenza (Ra) (foto 5), dal quale differisce per le dimensioni inferiori (cm. 61 x 51) e per la completezza della figura verso il basso, l’altra (foto 6) è quella conservata in collezione privata a Brescia: misura cm 100 per cm. 86, il manto è anch’esso giallo, ma il camicione è color carta da zucchero. Vi è un solo albero sul declivio di destra, ma a differenza delle versioni milanese, veneziana e faentina, quella bresciana è priva della parte inferiore. Allo stato attuale delle ricerche non possiamo sapere se , in questo caso, la tela sia stata ridotta o semplicemente l’artista abbia scelto di semplificare la composizione
S. Giuseppe con Gesù Bambino fra le braccia – cm. 61 x 51 – Faenza – Pinacoteca Comunale (foto 5)
San Giuseppe con Gesù Bambino – cm. 100 x 86 – Brescia , collezione privata (foto 6)
Valutazione dipinto: considerazioni sul restauro
Il dipinto in esame è stato restaurato nel 2018 dove è stato provveduto alla rimozione della vernice e di gran parte dei ritocchi precedenti ( vedi foto n. 7 ). Alla luce della documentazione relativa al recente ed ottimo restauro, è opportuno considerare il processo manutentivo che ha accompagnato l’opera durante la sua esistenza per trarne importanti considerazioni. Anche le indagini scientifiche elaborate nel mese di dicembre 2020 e relazionate al 11gennaio 2021 pongono alla nostra attenzione alcuni aspetti che, ai fini attributivi, sono determinanti.
Allo stato attuale si evince che il dipinto è stato oggetto di un rintelo avvenuto presumibilmente alla fine del secolo XIX ;anche il contributo scientifico 2021, in allegato, comprova la presenza di vecchi ritocchi a matrice oleosa identificati in fase di analisi e a questo periodo databili ; il telaio stesso, provvisto di zeppe, appartiene a questo momento. L’opera, quindi, nell’Ottocento, risultava già compromessa, con evidenti cadute di pellicola pittorica come si riscontra dalla documentazione fotografica eseguita dopo la fase di pulitura durante il restauro del 2018 ( foto n.7 ).
Certamente è da attribuire all’operatore dell’Ottocento la responsabilità di una “drastica pulitura” che impoverì la superficie pittorica delle velature di finitura, in genere lacche, fondamentali per conferire all’opera volume e morbidezza. Le immagini riprese con il microscopio digitale ( v. es. foto 8 e 9)ci offrono una evidente situazione di fatto e giustificano pienamente, nonostante il minuzioso recente intervento, l’affiorare dei toni di imprimitura, ad esempio in corrispondenza degli incarnati ( in tono verdastro) o la mancanza di dettagli nella capigliatura e nella barba del San Giuseppe, parti inequivocabilmente perdute in quel frangente.
Foto 8 (zona aureola)
Foto 9 (incarnato)
Altri studi fatti sul dipinto “San Giuseppe con il Bambino”
A livello conoscitivo, nel 1995 il dipinto era stato oggetto di esami analitici con lo studio di un microprelievo da parte del Dott. Pietro Rosanò della TSA di Padova. Su un campione effettuato in corrispondenza del cielo veniva identificata la presenza di una preparazione aranciata , di un imprimitura a base di olio seccativo e carbonato basico di piombo ( Biacca) e del pigmento Azzurrite. Sulla base di questo unico referto, altresì molto importante , alla luce delle evoluzioni scientifiche avvenute nel corso degli ultimi decenni ,e oggi maggiormente soddisfacenti, si è ritenuto opportuno effettuare un approfondimento che potesse fornirci maggiori dettagli tecnici sull’opera ,ai fini di determinare l’ambito pittorico di provenienza.
I dati più significativi, ai fini delle nostre risultanze, ci pervengono, dunque, dall’esaustiva campagna di indagini conoscitive effettuate a partire dall’osservazione UV nella quale si evince la situazione di mancanze e ritocchi oltre la luce visibile (vedi foto UV n. 10 ), all’indagine XRF per la prima determinazione dei componenti dei pigmenti utilizzati e ai prelievi stratigrafici, che hanno determinato l’effettiva composizione degli strati pittorici.
Foto 10
Dai dati scientifici è emersa la stratigrafia della composizione dell’opera, che, seppur impoverita a livello superficiale , è sinteticamente rappresentata da una buona preparazione pigmentata a base di olio, legante proteico e carbonato di calcio seguita da una mestica più sottile tendenzialmente composta da olio e terre aranciate mescolate a Biacca ,in bassa percentuale, sul quale l’artista dipinse il soggetto, ( si veda relazione CSG Palladio in allegato) La comparazione con la letteratura scientifica disponibile per i raffronti con esemplari di Guido Reni ,oggetto di ricerca e restauro, e precisamente quelli riguardanti due dipinti del Maestro conservati presso la National Gallery di Londra : Adorazione dei pastori, Perseo e Andromeda) sono fondamentali per la conoscenza della variazione tecnica relativamente alla preparazione dei fondi dei dipinti ,con la diminuzione della componente di Biacca, avvenuta all’interno della bottega del Reni e documentata intorno al quarto decennio del Seicento.
Viene confermata la presenza di Azzurrite per il fondo del cielo e si evince, a buon favore, la presenza di Giallo di Stagno e di Piombo in uso nel XVI e XVII secolo.
Valutazione dipinto: considerazioni conclusive
Si apre a questo punto la vexata quaestio sulla paternità del dipinto: la nutrita storiografia artistica su Guido Reni, a partire dalla fondamentale opera del conte Carlo Cesare Malvasia Felsina Pittrice, data alle stampe nel 1678, racconta che il Maestro era alla guida di una bottega artistica di prim’ordine, con un nutrito numero di allievi e scolari, che sarebbero di lì a poco entrati a pieno titolo nel panorama artistico non solo emiliano (Elisabetta Sirani, Simone Cantarini, Michele Desubleo, solo per citarne alcuni) a cui erano affidati precisi compiti. Solo così si può comprendere l’eccezionale numero di opere prodotte dall’atelier reniano, fra le quali repliche fedeli di tutti i quadri consegnati ai facoltosi committenti del Divin Guido.
L’ultimo lavoro del celebre storico dell’arte Stephen Pepper, Guido Reni’s practice of repeating compositions del 1999, conferma come l’artista felsineo fosse ideatore di soggetti e disegni preparatori, ma lasciasse ai suoi discepoli più dotati la realizzazione parziale di repliche dei soggetti di maggior successo.
Dall’esame diretto dell’originale inventario delle opere di Guido Reni ritrovate all’indomani della morte del pittore redatto dal notaio bolognese Giulio Cesare Sturoli il 31 agosto 1642 e poi registrato l’11 ottobre dello stesso anno, compare solo “Un quadro picolo con San Gioseffo meza figura”, che pertanto non può essere il quadro oggetto della nostra perizia: l’estrema accuratezza nella descrizione dei soggetti non lascia ombra di dubbio in tal senso.
Dal momento che le versioni conosciute furono certamente consegnate ai committenti prima della scomparsa di Guido Reni, resta valida l’ipotesi che il dipinto da noi periziato possa essere una di quelle prodotte nell’affollato atelier del grande maestro bolognese e poi disperse nel corso dei secoli insieme a molte altre, anche di soggetto diverso, che le case d’asta propongono ciclicamente.
Il referto diagnostico redatto da CSG Palladio (Vicenza), con le interpretazioni dei dati scientifici a cura del Dott. Fabio Frezzato, non lasciano dubbi che l’opera esaminata , prodotta presumibilmente intorno al 1640, sia stata eseguita nell’atelier del Maestro.
Per quanto suesposto riteniamo che l’opera , con un soggetto certamente di successo e quindi sovente richiesto, sia senz’altro riconducibile a Guido Reni (Bologna 1575-1642), con un intervento diretto del Maestro, ed alcuni contributi marginali di stesura da parte di Ercole De Maria, che le fonti della storiografia artistica seicentesca indicano come l’allievo reniano scelto per le sue straordinarie capacità imitative e personalità artistica ancora tutta da esplorare.
BIBLIOGRAFIA per l’articolo “Valutazione dipinto San Giuseppe con il Bambino”
Agostino Santagostino, Catalogo delle pitture insigni che stanno esposte al pubblico nella citta’ di Milano, Milano 1671
Carlo Torre, Il ritratto di Milano, Milano 1684
Antoine Joseph Dezallier d’Argenville, Abrege de la vie des plus fameux peintres, Paris 1762
Ioseph Jerome Lalande, voyages d’un francais en italie dans les annees 1765 – 66, Paris 1786
Stephen Pepper, GUIDO RENI, De Agostini, Novara 1988
Stephen Pepper GUIDO RENI’S PRACTICE OF REPEATING COMPOSITIONS, in ARTIBUS ET HISTORIAE N. 39 (1999)
FONTI ARCHIVISTICHE
ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, ARCHIVIO NOTARILE, ATTI DEL NOTAIO GIULIO CESARE STUROLI. INVENTARIO DELLO STUDIO DEL PITTORE GUIDO RENI ESEGUITO DOPO LA SUA MORTE IN DATA 11 OTTOBRE 1642